" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Ricoeur (parte 2)

martedì 19 aprile 2011

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Il tema della colpa va dunque indagato attraverso i simboli: dalla fragilità si passa all'infrazione e al senso di colpevolezza. Il negativo, il male non può essere portato a una chiarezza definitiva e infatti nelle diverse culture esso viene presentato attraverso racconti, miti, non trattazioni filosofiche.
Questa ricerca si sviluppa negli anni Sessanta attraverso un confronto con la dimensione dell'inconscio e anzitutto con Freud (Dell'interpretazione, Saggio su Freud): si cerca di dimostrare l'inconscio alla radice della vita cosciente, del cogito (Freud, Marx e Nietzsche sono considerati da Ricoeur i "maestri del sospetto"). Il cogito diventa luogo non della chiarezza, ma della complessità dell'esperienza umana.
Occorre quindi operare un'ermeneutica demistificatrice secondo un percorso archeologico verso l'inconscio come origine, arché del soggetto.









La nostra esperienza non è però solo ricerca e tentativo di risalire alle proprie origini per comprendersi, ma anche maturazione, progettazione, passaggio in avanti: all'archeologia del soggetto si affianca una teleologia del soggetto (qui il modello è la Fenomenologia dello spirito hegeliana). Le due ermeneutiche, quella demistificatoria e quella teleologica, valgono insieme.
Se nella cultura francese degli anni Sessanta dominava lo strutturalismo che si proponeva di mettere fuori gioco qualunque nozione di soggettività, Ricoeur tanta di opporvi un orientamento diverso che non intende rinunciare al tema del soggetto, declinandolo però in senso ermeneutico.
Da questo cammino nasce l'opera, Il conflitto delle interpretazioni, che affronta il rapporto tra l'ermeneutica e i contributi dello strutturalismo, della filosofia analitica e delle scienze umane.








Il centro del testo (l'introduzione a Il conflitto delle interpretazioni) riprende l'ermeneutica heideggeriana, considerata come una svolta decisiva nel passaggio al carattere ontologico del comprendere, evidenziando però come limite il fatto che Heidegger non si sia mai confrontato con le scienze, non abbia mai considerato gli apporti su questo tema di altre discipline: egli avrebbe percorso una "via breve", mentre Ricoeur opta per una "via lunga" perché solo questa permette di raccogliere i contributi analitici necessari alla comprensione dell'esperienza. Solo al termine di questo cammino possiamo sperare di delineare un'ontologia, tuttavia sempre indicata come meta, ma mai realmente da lui percorsa.


Dopo quest'opera Ricoeur prosegue ampiamente la sua ricerca in analisi sul linguaggio (La metafora viva) e sull'idea di una soggettività costruita nel racconto (Tempo e racconto). Sé come un altro (1990) rappresenta infine una ripresa della tematica del cogito cartesiano, sviluppata tenendo conto della critica nietzschiana della soggettività: essa si dipana, nel confronto con le scienze umane e la filosofia, attraverso un'ermeneutica del sé che passa attraverso la messa in luce delle dimensioni di alterità che sono presenti nell'esperienza umana. Seguono poi Memoria, storia e oblìo, Il giusto e Percorsi del riconoscimento.

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