" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Ricoeur (parte 3)

martedì 19 aprile 2011

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Il primo paragrafo parla dell'origine dell'ermeneutica in ambito filosofico (Schleiermacher, Dilthey) e prima ancora esegetico: da una questione metodologica, il problema diventa progressivamente più ampio, dal testo si passa all'esistenza che lì si è espressa.

Il secondo paragrafo il modo in cui si innesta il problema ermeneutico nel metodo fenomenologico per arrivare a dare un senso accettabile alla nozione di esistenza: alla via corta di matrice heideggeriana che passa direttamente dal metodo all'ontologia, ossia alla collocazione ontologica del comprendere, Ricoeur contrappone la via lunga da lui percorsa. Egli si sofferma quindi sul contributo di Husserl allo sviluppo di una coscienza ermeneutica: questo consiste ne La crisi delle scienze europee, da una parte, nella critica all'oggettivismo precategoriale, di una pienezza dell'esperienza che fonda le scienze e rispetto a cui queste rappresentano un depauperamento.
Il primo Husserl, dalle Ricerche logiche alle Meditazioni cartesiane, mettendo al centro la nozione di intenzionalità e ponendosi dunque già al di là di uno schema rigido soggetto-oggetto, apre in qualche modo per Ricoeur la strada all'ermeneutica e comunque a una critica all'oggettività.








Come in Husserl si trova un soggetto intenzionale diretto a un campo di significati, in Heidegger si presenta un esserci come progetto gettato che tende verso gli utilizzabili e le sue possibilità. La svolta ontologica di Heidegger, seppure essenziale, ha però un limite nel fatto che i problemi ermeneutici concreti, dell'esegesi alla psicoanalisi, vengono saltati. Se dunque il problema del comprendere nasce soprattutto nella questione del linguaggio, allora occorre partire da quelle discipline metodiche che attuano la comprensione di questa sfera. Occorre quindi sostituire alla via breve heideggeriana una via lunga. Il primo passo è dunque muovere all'interno di una teoria del significato, della semantica, integrata poi da un approccio riflessivo, avendo solo come meta finale la comprensione dell'esistenza, l'ontologia del Dasein.









Il terzo paragrafo affronta appunto il tema del linguaggio nella sua dimensione "semantica". In primo luogo, Ricoeur si sofferma sul simbolo e sull'interpretazione: le espressioni simboliche sono strutture di significato in cui un senso diretto, primario, letterale designa per sovrappiù un altro senso indiretto, secondario, figurato che può essere appreso soltanto attraverso il primo. L'interpretazione è dunque coestensiva ai simboli, ne decifra il senso apparente nel senso nascosto. Occorre anzitutto enumerare le modalità di interpretazione dei simboli (fenomenologia della religione, psicoanalisi, poesia) e confrontarle, mostrando come ciascuna segua uno stile diverso perché riconduce i simboli a una certa dimensione dell'esperienza umana.
L'ermeneutica riconosce questi diversi stili e li giustifica in considerazione della tematica che affrontano, anche se tutti si riferiscono in ultimo all'esistenza umana. Ricoeur si riferisce in questo contesto al primo Husserl, alla riflessione di Wittgenstein sui giochi linguistici e alla teologia della demitizzazione di Bultmann.

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