Circolo ermeneutico: l'interpretante accede all'interpretato solo attraverso una serie di pre-comprensioni o di pregiudizi e a sua volta l'interpretato agisce sull'interpretazione modificandolo.
Interpretante ----------------> interpretato (es. testo)
(lettore, osservatore) <-------------------
In filosofia di solito il circolo è vizioso, mentre per Gadamer è l'aspetto più positivo e interessante dell'ermeneutica.
Questo circolo non è un limite ma un pregio. L'urto tra l'interpretante e interpretato è benefico cioè serve a smontare i pregiudizi/pre-comprensioni dell'interpretante; però il circolo ermeneutico rivela il carattere storico e finito della razionalità umana che è sempre un "progetto gettato" (Heidegger).
Non esiste un'interpretazione universale perché l'interpretante è sempre condizionato dalle pre-comprensioni/pregiudizi (questi cambiano con l'urto ma non scompaiono).
L'interpretazione è sempre storico-finita, cioè non è universale/eterna; è sempre legata a un'epoca particolare.
Nell'interpretato noi troviamo sempre cose nuove perché l'interpretante è diverso.
L'interpretazione non è definita, cambia/avanza sempre e trova ricchezze sempre nuove nell'oggetto storico.
Se l'interpretazione non è mai finita, ma è sempre storica e finita cioè condizionata dal punto di vista dell'interpretante; dal punto di vista dei pregiudizi e della pre-comprensione dell'interpretante bisogna asserire che non esistono valori (si parla di questi grazie all'Illuminismo) universali e questo pone numerosi problemi.
L'ermeneutica rischia di trascinarci in una posizione di relativismo storico per cui i valori/certezze sono relativi all'epoca in cui sono enunciati.
In Gadamer si trova una polemica contro l'Illuminismo (filosofia di liberazione dai pregiudizi) e ritiene che i pregiudizi sono ineliminabili (in quanto l'idea di liberarsi da un pregiudizio è un pregiudizio).
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