" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Introduzione:excursus di ermeneutica (parte 6)

mercoledì 4 maggio 2011

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Il lavoro ermeneutico implica una tensione fra estraneità e familiarità (con l'oggetto si ha una familiarità e anche estraneità). La lontananza fra l'interpretante e l'interpretato nell'incontro ermeneutico è riempita dalla tradizione.
Perché possiamo capire un testo di 2000 anni fa appartenente a una cultura diversa? Perché tra noi e il testo c'è una tradizione di interpretazione/lettura che colma la distanza.
Questa storia della tradizione è chiamata da Gadamer "Wirkungsgeschichte" (storia degli effetti).
Tra me e il testo c'è tutta una tradizione, che è una storia degli effetti che il testo ha prodotto sulla cultura europea e grazie a questa catena noi riusciamo a capire un determinato testo; se la catena si fosse spezzata non si potrebbe capire.


Quando noi leggiamo un testo è come se questo avesse uno spessore e quest'ultimo è la tradizione cioè gli effetti che ha provocato dal tempo in cui è stato concepito fino a me che lo vedo/leggo.
L'incontro ermeneutico tra il soggetto e l'oggetto consiste nella "fusione degli orizzonti" (quando ad esempio leggo Omero è come se si realizzasse una fusione tra l'orizzonte mentale di Omero e il mio orizzonte mentale).








C'è una compenetrazione tra il soggetto e l'oggetto. Questo significa che non c'è mai un'interpretazione uguale a un'altra, non c'è mai un'interpretazione universale, non c'è mai un'interpretazione assoluta e definitiva.
Per Gadamer si realizza un dialogo tra il presente e il passato; spesso Gadamer ricorda la dialettica platonica (arte dell'interrogare cioè del porre domande e avere risposte).
Il testo nasce come una domanda e pone a noi continui nuovi interrogativi.
Gadamer esclude programmaticamente la possibilità di un sapere assoluto; l'uomo non può mai trascendere i limiti della sua storicità in direzione di un sapere totale e concluso.







Gadamer sottolinea la finitudine e la storicità del nostro sapere, quindi recupera il concetto kantiano del limite contro l'idea hegeliana dell'assoluto. Gadamer dice che uno spirito assoluto di Hegel o il dio di Aristotele non ha bisogno di interpretare. L'interpretazione è la caratteristica di noi che siamo esseri finiti e storici cioè legati a una certa epoca storica.

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