" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

L'ermeneutica di Skinner (parte 14)

venerdì 6 maggio 2011

| | |







Capitolo 3: Interpretazione, razionalità e verità (pag.83)



Ruolo che le credenze rituali hanno nella spiegazione storica degli avvenimenti. Spesso lo storico quando studia il passato, le altre civiltà, epoche ha a che fare con delle credenze che intervengono e spiegano l'azione storica anche se ormai quelle credenze sono superate (es. nel 500/600 ci imbattiamo in credenze legate al demonio, alle streghe, ala sabba ecc..; oggi noi riteniamo che queste credenze sono false).
La nostra spiegazione della storia cambia a seconda che riteniamo le credenze degli uomini del passato vere o false?
Questo è il problema metodologico affrontato in questo capitolo.
Skinner inizia discutere la tesi di Taylor secondo il quale non è possibile isolare il problema della spiegazione storica da quello della verità della credenza.
Lo storico deve interrogarsi se la credenza che sta studiando riferendosi al passato è vera o falsa. Questo non è il punto di vista di Skinner!







Skinner cerca di delucidare le tesi dell'avversario il più possibile prima di criticarle e abbandonarle.
Skinner dice: "Perché secondo Taylor è importante interrogarsi sulla verità di una credenza dal punto di vista di uno storico?
Taylor dice che inevitabilmente se noi riteniamo che una credenza è falsa saremo portati a cercare altre spiegazioni storiche aggiuntive rispetto a quella credenza per spiegare gli avvenimenti. Se noi riteniamo che la credenza è vera siamo  anche portati a credere che la credenza sa sola giustifica il comportamento e gli avvenimenti.
Quando riteniamo che una credenza è falsa siamo portati a chiederci le ragioni che hanno portato ad adottare una credenza falsa e le interpretiamo in termini di carenza di razionalità.









A questo punto vengono proposte tre diverse regole metodologiche:
  1.  Dobbiamo assumere quella che Lewis chiama "convenzione di veracità" per i soggetti che cerchiamo si spiegare le credenze. Veridicità non è verità, infatti, la prima equivale alla sincerità.
  2. Dobbiamo prendere le affermazioni degli uomini del passato alla lettera e non interpretare in chiave allegorica, simbolica, non letterale.
  3. Si ricollega al contestualismo di Skinner cioè dobbiamo prendere le credenze che stiamo spiegando storicamente non isolate l'una dall'altra ma inserirle in un contesto in cui sono collegate (ricostruire il contesto di una credenza).



Skinner si pone il problema se la spiegazione storica di un concetto/parola/credenza richieda come condizione necessaria la sua traducibilità nel nostro linguaggio.
La tesi della traducibilità è un problema sul quale si è soffermata la filosofia analitica del linguaggio secondo la quale questo problema si pone tra enunciati protocollari e teorici.
I primi, sono quelli che descrivono un esperimento o avvenimento, sono il protocollo cioè il verbale di ciò che avviene; mentre i secondi, nella scienza ci serviamo di termini/concetti che invece non si vedono letteralmente negli esperimenti cioè non sono direttamente sperimentabili.
Si è ritenuto che gli enunciati teorici dovevano essere traducibili in enunciati protocollari.






Questo è un criterio di traducibilità forte in quanto possiamo servirci di un termine teorico solo se è traducibile in termini osservativi. Esempio quando Machiavelli usa il termine virtù, è chiaro, che non ha più il significato cristiano/morale/religioso che ha oggi.
Skinner si pone questo problema: lo storico deve essere in grado di tradurre un termine in uno corrispondente del nostro linguaggio? Molte volte questa traducibilità è impossibile.
Questo vuol dire essere cattivi storici? No, perché noi possiamo sempre ricorrere a delle perifrasi e ricostruire un contesto che ci permette di capire ad esempio la parola "virtù" senza tradurla.
Rinunciamo alla traducibilità ma non alla spiegazione storica.
L'esigenza di traducibilità termine a termine p un requisito troppo forte che non solo lo storico talvolta non può soddisfare, anzi, in certi casi deve rinunciare.
Se cerco la traducibilità cado in errore; se rinuncio a questa e cerco di ricostruire una spiegazione più ampia riesco ad esempio a capire che cosa intendeva Machiavelli con il termine virtù.







Un altro aspetto sul quale Skinner insiste molto in questo capitolo è che quando indaghiamo la razionalità di una credenza dobbiamo adottare come parametri di razionalità non i nostri ma quelli contestuali dell'autore o dell'epoca considerata.
Si può fare un'obiezione a Skinner (lui fa questa obiezione a se stesso): "il tuo contestualismo non rischia di essere un relativismo (in storia diventa giustificazionismo)?
La verità è relativa ad un contesto/epoca/civiltà.

0 commenti:

Posta un commento

Forum filosofico

Mettiti alla prova con il quiz filosofico

Indovinate le opere dei filosofi!!

Indovinate che filosofi sono!

Costruite il simbolo della filosofia!

Puzzle filosofico

Puzzle di Nietzsche!

Il puzzle di Schopenhauer!

Puzzle di un dipinto filosofico!

Il puzzle di un aforisma