" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

L'ermeneutica di Skinner (parte 19)

lunedì 9 maggio 2011

| | |






Predominano le differenze!
1) concetto di ermeneutica: Skinner non adopera la parola ermeneutica ma parla costantemente di interpretazione e da un punto di vista letterale è la stessa cosa (ermeneutica=interpretazione). Mentre Gadamer aveva esteso il concetto di ermeneutica; Skinner lo fa ritornare al suo significato originario più ristretto, più limitato cioè interpretazione dei testi e dei documenti del passato. 
Si ha una concezione dell'interpretazione meno globale, metafisica di quella di Gadamer.
Skinner vuole ritornare all'esperienza dell'interpretazione dei testi.






 2)  Per Gadamer in "Verità e metodo" interpretare=comprendere e interpretare coincide con l'esistenza stessa. L'esistenza dell'uomo, per Gadamer, è tutta un interpretare. Con Skinner si ha una differenza importante ma se si vuole si può avere un punto di contatto.
Skinner non fa un discorso sull'esistenza dell'uomo nella sua globalità. Per Skinner l'interpretazione è un'attività dell'esistenza umana e non l'attività dell'esistenza umana. L'esistenza umana è più ricca dell'interpretare.
Tra Skinner e Gadamer ci può essere un punto di contatto: per Skinner una delle fonti principali è Wittgenstein (la filosofia analitica anglosassone ha due padri: Moore e Wittgenstein) il quale veniva da una famiglia più in vista dell'impero austroungarico. Fece studi di ingegneria, poi, scoprì la passione per la filosofia.
Decise di andare a studiare a Cambridge e aveva come maestro Moore.
In Wittgenstein ci sono due fasi: la prima è quella del Tractatus. E' una fase neopositivistica; mentre la seconda fase inizia con la filosofia analitica e rinuncia di fondare una filosofia della scienza potente e si sofferma sull'analisi del linguaggio ordinario e non su quello scientifico.






Wittgenstein elaborò il concetto di "forme di vita" o sfere di vita partendo dall'analisi del linguaggio ordinario. Il linguaggio, secondo il "secondo" Wittgenstein, non deve essere considerato isolatamente come mezzo di comunicazione linguistica ma deve essere considerato/studiato/interpretato all'interno della sfera o forma di vita alla quale appartiene (ad esempio il discorso religioso sul peccato ha senso solo all'interno di una forma di vita che è quella religiosa).
Attraverso il concetto di forme di vita, il linguaggio potrebbe acquisire un significato generale/universale/globale simile a quello che ha all'interno della filosofia di Gadamer.
Rorty ("in filosofia e specchio dell'anima") combina Heidegger e Gadamer da una parte e tutta la filosofia analitica del linguaggio dall'altra.









3) Circolo ermeneutico: Skinner mette più l'accento sulle discontinuità tra presente e passato, soggetto e oggetto, interpretante e interpretato; cioè la storia per Skinner è una lezione di differenze. Gadamer cerca la fusione degli orizzonti anche se l'interpretazione è infinita (la fusione non si realizza mai), prevale il tentativo di assimilare cioè rendere simile; per Skinner è importante che lo storico sia consapevole delle differenze, dissomiglianze tra presente e passato.
Skinner non parla mai del circolo ermeneutico (è impossibile distinguere l'oggetto dai pregiudizi con i quali li affronto).
Per Skinner la storia, se è veramente storia, deve mettermi in grado di capire qual'è la differenza ad esempio tra il  mio concetto di virtù e quello di Machiavelli.
Per Skinner non esistono domande, problemi perenni a cui si danno risposte differenti nel tempo, ma come cambiano le risposte, cambiano anche i problemi.
L'ermeneutica è il tentativo di mettermi in contatto diretto con gli autori e filosofi del passato (per Skinner non è così).
Per Gadamer l'alterità è il punto di partenza, mentre, la fusione degli orizzonti è il punto di arrivo.









Per Skinner l'alterità è il punto di arrivo, cioè lo scopo è la conoscenza dell'alterità. Secondo Skinner, noi in qualche maniera, attraverso il metodo del contestualismo possiamo oggettivare i nostri pregiudizi e neutralizzarli e così riusciamo anche ad oggettivare il testo, la filosofia e il pensatore che stiamo studiando.
Quello di Skinner è un approccio più scientifico all'interpretazione dei testi; quello di Gadamer è un approccio più esistenziale che a un certo punto diventa metafisico (precisamente quando asserisce che essere equivale a interpretare).
Infine bisogna asserire che il contesto di Skinner è scientifico, empiristico, analitico e anti-metafisico; quello di Gadamer è metafisico, anti-empiristico e anti-scientistico.








4) In Gadamer c'è una vera e propria ontologia ermeneutica. L'essere è linguaggio per Gadamer, tutte le forme di vita sono linguaggio e all'interno di questa ontologia ermeneutica si concretizza l'idea della verità come appartenenza (la comprensione è un momento dell'essere stesso e non anzitutto un fatto del soggetto). Per Gadamer la verità non è mai un umanistico afferrare ma un ontologico appartenere a qualcosa cioè l'essere-linguaggio che ci possiede e ci supera.
La nozione di contesto può essere avvicinata, paragonata alla verità come appartenenza?
La verità come appartenenza di Gadamer mi domina; io sono dominato dalla verità a cui appartengo, non posso uscire dal contesto a cui appartengo ed è per questo che ha un significato metafisico.
Per Skinner ogni contesto è limitato e dominabile! Per Gadamer il contesto cioè la verità come appartenenza è un destino a cui non si sfugge; per Skinner il contesto è una tecnica che si può padroneggiare e quindi non è un destino e dipende dalla mia libertà e responsabilità.
Ogni momento storico è contingente!

0 commenti:

Posta un commento

Forum filosofico

Mettiti alla prova con il quiz filosofico

Indovinate le opere dei filosofi!!

Indovinate che filosofi sono!

Costruite il simbolo della filosofia!

Puzzle filosofico

Puzzle di Nietzsche!

Il puzzle di Schopenhauer!

Puzzle di un dipinto filosofico!

Il puzzle di un aforisma