" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Meno carriera

martedì 17 maggio 2011

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Gli uomini, filosofi e non, sono in genere carrieristi. Pensano molto alla propria gloria, alla propria posizione.
Platone si fa la sua Accademia, Aristotele il suo Liceo. Francesco Bacone, Hegel hanno speso molte energie per ottenere il successo, politico nel primo caso, universitario nel secondo. Sartre compre tutto il campo della cultura con la rivista Les Temps Modernes. Le donne investono meno negli onori, nelle pubblicazioni, nelle controversie, nelle rivalità. Danno meno spettacolo, fanno meno danni.
Anche quando Jeanne Hersch accumula le cariche (direttrice della sezione filosofia dell'Unesco, ecc...), continua a presentarsi come un'allieva di Jaspers.
In filosofia gli uomini si arruolano, le donne si coinvolgono.
Insomma, le filosofe donne hanno una vocazione al martirio, deliberato o meno, alla morte eroica.






La stoica Porzia, alla notizia della morte del marito, si suicida inghiottendo carboni ardenti, Ipazia viene lapidata dai cristiani, Giulia Domna cessa di mangiare per mostrarsi più forte del suo cancro al seno, Olympe de Gouges subisce la ghigliottina, Margaret Fuller muore in un naufragio, Rosa Luxemburg viene uccisa durante la repressione della rivolta spartachista, i nazisti gassano Edith Stein ad Auschwitz, Simone Weil si lascia morire di tubercolosi.
Sono davvero martiri, vittime, forse non direttamente della loro filosofia, ma almeno del loro coraggio di assumersi una situazione.
Quando una donna fa filosofia, lo fa all'estremo. In religione si spinge sino al misticismo: si vedano Teano, Ipazia, Edith Stein, Simone Weil. In politica sino alla rivolta: si vedano Ipparchia, Margaret Fuller, Rosa Luxemburg, Simone Weil.
In logica sino al formalismo: si vedano Ruth Marcus Barcan, Suzanne Bachelard, Susan Haack.
Una donna entra raramente in filosofia; ma una volta entrata, corre!



Fonte: Filosofi: vita intima di P.R.

1 commenti:

Giordano ha detto...

Ipazia martire come donna, martire come pagana in un momente in cui la barbarie cristiana raggiunge apici spaventosi da parte delle bande di monaci militarizzati agli ordini di Cirillo e degli abati della Tebaide (di cui saranno vittima anche illustri personalità dell'ortodossia greca)ma soprattutto anello devole di una catena di tensioni fra l'Egitto e Costantinopoli che avevano già conosciuto momenti di tensione con il tentativo dei monaci di assassinare il governatore imperiale.
Ipazia vicina al governatore era un facile obiettivo e questa natura anche politica del suo martirio è sempre stata riconosciuta nel mondo bizantino che in questo ha sempre mostrato un senso di laicità molto maggiore di quello cattolico-latino.
Solo una nota storica, Ipazia non fu lapidata ma ostracizzata. Martirio ancor più atroce se possibile in quanto venne scaenificata viva con frammenti di tegole e di anfore (ostraka).
Giordano

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