Parmenide (parte 2)

Nella seconda parte del libro intitolata "Sulla natura", la dea illustra a Parmenide la via percorsa dalle opinioni degli uomini. Forse intendeva mostrare quale fosse il modello migliore di spiegazione del mondo fisico il quale appare agli uomini caratterizzato dal nascere e perire delle cose, ossia dal loro trasformarsi. Ciò presuppone che le cose siano riconducibili ad elementi i quali danno luogo a combinazioni.

Come elementi analoghi all'essere introduce la luce (assimilata al fuoco) e le tenebre assimilate alla terra.

Da essi si formano mescolanze (in quanto nascono e muoiono sono analoghi al non essere) che sono le cose come appaiono agli uomini.

Dall'azione della luce-fuoco sulle tenebre-terra si genera l'intero mondo della natura.

Parmenide individua quali sono le proprietà dell'essere e per far questo utilizza una forma particolare di deduzione: la dimostrazione per assurdo.

Essa assume come premesse il contrario di ciò che si vuole dimostrare e ne deduce una serie di conseguenze contraddittorie o errate.

Dato che le conseguenze sono errate, ne risulta che sono errate le premesse a partire dalle quali sono ricavate. Il risultato è che saranno vere le premesse contrarie a quelle errate.

L'essere è:

immutabile: se fosse mutevole l'essere è ciò che non era oppure non è più ciò che era, ne consegue una mescolanza contraddittoria di essere e non essere il che è assurdo, perciò è immutabile.
immobile:non può muoversi in quanto sarebbe e nello stesso tempo non sarebbe più qui o là.
indivisibile
uno: se l'essere fosse molteplice ciascuno dei molteplici non sarebbe gli altri. Ne consegue una mescolanza di essere/non essere, il che è assurdo e perciò è uno.
ingenerato:(imperituro) l'essere non è generato poiché in tal caso dovrebbe nascere dal non essere, e questo è impensabile visto che per la ragione il non essere non è e non è possibile che sia. L'essere è, il non essere non è!
senza fine/inizio nel tempo