" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

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lunedì 16 maggio 2011

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Non è che gli uomini siano astratti e le donne concrete. No, tutti i filosofi, uomini o donne, sono astratti. ma i filosofi donna, a quanto pare, ci tengono a trovare, all'estremità della loro lente di ingrandimento, una situazione umana, un comportamento effettivo, una vera e propria impresa, non un ideale o un tipo o un quadro o una dottrina. Simone de Beauvoir e Sartre lavorano nella stessa epoca, su uno stesso tema, con uno stesso strumentario intellettuale.
Sartre, a proposito di Baudelaire e di Flaubert, approda a concetti come "metodo regressivo-progressivo", "mimologismo". Frattanto Simone de Beauvoir, a proposito del Marchese de Sade o di André Breton, approda al modo in cui i privilegiati pensano la propria situazione, alla condizione femminile, con parole semplici e idee altrattanto vigorose.
Altro esempio: Hannah Arendt si interessa quanto Jaspers delle situazioni e della teoria politica, ma a proposito del totalitarismo insiste sul suo carattere specifico, sul fatto che è specifico del XX secolo, distinto dalle tirannie e dalle dittature precedenti, mette il dito sulle ripercussioni: campi di concentramento, riduzione allo stato di individuo generico, di semplice esemplare della propria specie. Nemmeno Simone Weil fa della filosofia disincarnata.






Aderisce ad azioni sindacaliste e antimilitariste; lavora in fabbrica come operaia, alla Alsthom, al forno per bobine di rame, poi alla Renault; durante la guerra di Spagna si arruola nelle brigate internazionali; fa la vendemmiatrice nell'azienda agricola del filosofo Gustave Thibon; durante la Seconda guerra mondiale lavora come redattrice negli uffici della Francia libera, a Londra. Negli stessi anni, sotto l'occupazione tedesca, Sartre vive tranquillo e chiede gentilmente alla Gestapo il permesso di mettere in scena Le mosche.
Ora si può rispondere meglio alla domanda iniziale. Come viene la voglia filosofica alle donne? Accade quando vogliono comprendere e cambiare una condizione umana. Jean-Paul Sartre fa dell'esistenzialismo, Simone de Beauvoir fa del femminismo. Dottrina da un lato, azione dall'altro.
Karl Jaspers propone una filosofia dell'esistenza, Jeanne Hersch una filosofia dell'esistere. Teoria del vissuto per l'uomo, vissuto teorizzato per la donna.






Alain si interessa del "giudizio", Simone Weil della sventura, anche se entrambi parlano di salvezza.
Per dirlo in modo semplicistico, il filosofo maschio ha l'ambizione di cambiare la concezione del mondo, il filosofo femmina ha l'ambizione di cambiare una condizione umana.
Un maschio si occuperà del concetto di tolleranza, del sistema idealistico, di un codice di leggi; una donna si occuperà delle donne che subiscono l'escissione, delle leggi applicate. 
Già nell'Antichità, già con Teano, la donna filosofo vuole migliorare la condizione della moglie, della madre, della donna, la vita familiare; a partire dalla metà del XIX secolo riflette sulla condizione dell'operaio, dell'ebreo, del bambino, dello scolaro, dello straniero, del dissidente, sulla vita in collettività; oggi lancia l'allarme sulla condizione dell'animale.



Fonte: Filosofi: vita intima di P.R.

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