Come già Parmenide, anche Empedocle sceglie il verso per comunicare il suo messaggio.
In alcuni frammenti del suo poema egli espone la propria concezione dell'universo e dei principi che lo costituiscono, nonché dei modi in cui ciclamente si compongono le cose dalla mescolanza di questi elementi o radici, e dei modi in cui si disgregano.
Per prima cosa ascolta che quattro son le radici di tutte le cose:
Zeus splendente e Era avvivatrice e Edoneo
e Nesti, che di lacrime distilla la sorgente mortale (fr. 6).
Ma un'altra cosa ti dirò: non vi è nascita di nessuna delle cose mortali, né fine alcuna di morte funesta,
ma solo c'è mescolanza e separazione di cose mescolate,
ma il nome di nascita, per queste cose, è usato dagli uomini (fr. 8).
Da ciò che infatti non è è impossibile che nasca
ed è cosa irrealizzabile e non udita che l'ente si distrugga;
sempre infatti sarà là, dove uno sempre si poggi (fr.12).
Duplice cosa dirò: talvolta l'uno si accrebbe ad un unico essere da molte cose, talvolta poi di nuovo ritornarono molte da unico essere.
Duplice è la genesi dei mortali, duplice è la morte:
l'una è generata e distrutta dalle unioni di tutte le cose,
l'altra, prodottasi, si dissipa quando di nuovo esse si separano.
E queste cose continuamente mutando non cessano mai,
una volta ricongiungendosi tutte nell'uno per l'Amicizia,
altra volta portate in direzioni opposte dall'inimicizia della Contesa.
Così come l'uno ha appreso a sorgere da più cose così di nuovo dissolvendosi l'uno ne risultano più cose,
in tal modo esse divengono e la loro vita non è salva;
e come non cessano di mutare continuamente, così sempre sono immobili durante il ciclo.
Ma ascolta le mie parole: la conoscenza infatti accrescerà la mente:
come infatti già prima ho detto preannunciando i limiti delle mie parole, duplice cosa dirò: talvolta l'uno si accrebbe ad un unico essere da molte cose, talvolta di nuovo molte cose si disgiungono da un unico essere, fuoco e acqua e terra e l'infinita altezza dell'aria, e la Contesa funesta da essi disgiunta, egualmente tutt'intorno librata,
e l'Amicizia fra essi, eguale in lunghezza e larghezza:
lei scorgi con la mente e non stare con occhio stupito;
lei, che dagli uomini si crede sia insita nelle membra
e per lei pensano cose amiche e compiono opere di pace,
chiamandola con vario nome Gioia o Afrodite;
ma nessun uomo mortale la conobbe aggirantesi fra essi (elementi):
ma tu ascolta l'ordine che non inganna del mio discorso.
Tutte queste cose sono eguali e della stessa età,
ma ciascuna ha la sua differente prerogativa e ciascuna il suo carattere, e a vicenda predominano nel volgere del tempo.
E oltre a esse nessuna cosa si aggiunge o cessa di esistere:
se infatti si distruggessero del tutto, già non sarebbero più;
e quale cosa potrebbe accrescere questo tutto? e donde venuta?
e dove le cose si distruggerebbero, dal momento che non vi è solitudine (vuoto) di esse?
ma esse son dunque queste (che sono), e passando le une attraverso le altre,
divengono ora queste ora quelle cose sempre eternamente eguali (fr. 17).
A vicenda predominano nel ciclo corrente,
periscono l'uno nell'altro e si accrescono nella vicenda del loro destino.
Quali sono, appunto, sono, ma, precipitando l'uno nell'altro,
nascono gli uomini e le altre stirpi di fiere,
una volta riuniti ad opera dell'Amicizia in un solo cosmo,
una volta separati ciascuno per sé ad opera dell'odio della Contesa, fino a che essi, combinati insieme in un unico tutto, vengono risospinti in basso.
E così, come l'uno ha appreso ormai a nascere dal molteplice e il molteplice, di nuovo, dal dissolversi dell'uno, in tal modo essi divengono e la loro vita non è salda;
e come non cessano di mutare continuamente, così sempre sono immobili durante il ciclo (fr. 26).
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