A partire dalla metà del V secolo a.C. varie città della Grecia sono attraversate da nuovi personaggi: i sofisti (sofistés).
Questo termine non ha originariamente la connotazione negativa dovuta all'atteggiamento di Platone e Socrate nei confronti di questi intellettuali.
Il termine significa letteralmente colui che fa professione del proprio sapere (sapiente). Molti individui fanno professione del proprio sapere ricavando da ciò un compenso: artigiani, medici, ecc...
Come questi, anche i sofisti viaggiano per le città, mettendo a disposizione il proprio sapere dietro compenso.
Il sapere che essi dichiarano di insegnare è il sapere che consente di prendere parte con successo alla vita pubblica della città, di accusare e difendere nei tribunali, di intervenire nei dibattiti politici, di amministrare bene la propria casa e gli affari della città, quando si accede alle magistrature.
Tutto ciò si compensa nel termine areté (capacità di eccellere nella condotta pubblica e privata).
I Sofisti si presentano maestri di virtù.
Questo tipo di sapere è importante in contesti politici nei quali le decisioni sono affidate alla totalità dei cittadini la quale include anche il demos, ossia, il popolo dei piccoli proprietari, degli artigiani e dei salariati.
Il pubblico dei sofisti era composto soprattutto da giovani di famiglie ricche aspiranti ad avere posizione preminente nella politica della città.
Il più celebre sofista fu Protagora. Accanto a questo, l'altro grande sofista fu Gorgia.
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