Libro 1: parte 1
Socrate racconta di essere sceso verso il Pireo (il porto di Atene) con Glaucone (fratello di Platone) con l'intenzione di offrire la preghiera alla dea Bendis venerata dai Traci (la popolazione barbarica che abitava nei luoghi dell'odierna Bulgaria). Per la prima volta i Traci, quella sera avrebbero organizzato una certa festa in onore della dea Bendis.
La collocazione del dialogo è un punto lontano dal centro della città, luogo della corruzione, ove hanno ucciso il filosofo Socrate.
A partire dal secondo libro i due principali interlocutori di Socrate sono Glaucone e Adimanto (figli di Aristone) fratelli di Platone.
Sembra che la festa della dea Bendis si sia tenuta per la prima volta nel 429, intorno alla data di nascita di Platone.
Alcuni hanno detto che Platone mescola vari elementi, personaggi che storicamente non possono stare insieme; con l'intenzione di porre una correlazione tra la filosofia presentata da Socrate con altre tradizioni filosofiche (per esempio eleatismo).
Socrate, dopo aver visto questa festa vorrebbe tornare al centro della città, ma viene raggiunto dallo schiavo Polemarco (Polemarco e Lisia sono i figli di Cefalo il quale non era un cittadino ateniese ma un meteco cioè uno straniero residente in città. Cefalo era originario della Sicilia ed era venuto ad Atene ai tempi di Pericle in quanto aveva una grossa impresa di fabbricazione; era un piccolo industriale che fabbricava scudi) e da Adimanto il quale cerca di fare restare Socrate in quanto si sarebbe tenuta una cavalcata con le fiaccole in onore della dea Bendis.
Andarono a casa di Polemarco e trovarono Lisia, Eutidemo e Trasimaco di Calcedone il quale porrà determinate tesi che coincidono con ideali né oligarchici, né democratici ma piuttosto tirannici che vengono confutati da Socrate.
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