Il concetto di tecnica espressiva è espresso da Kant con la nozione di "bel gioco di sensazioni" di cui egli si avvale per definire sia la musica, sia la tecnica dei colori. Kant osserva che "non si può sapere con certezza se un colore e un suono siano semplici sensazioni piacevoli o se siano già in se stesse un bel gioco di sensazioni e quindi contengano, in questo gioco, un piacere che dipende dalla loro forma nel giudizio estetico". Alcuni fatti, e specialmente la mancanza della sensibilità artistica in alcuni uomini e l'eccellenza di tale sensibilità in altri, convincono a considerare le sensazioni dei due sensi, vista e udito, non come semplici impressioni sensibili, ma come "l'effetto di un giudizio formale nel gioco di molte sensazioni".
In ogni caso, "a seconda che si adotterà l'una o l'altra opinione nel giudicare del principio della musica ne sarà diversa la definizione e o si definirà, come noi abbiamo fatto, quale un bel gioco di sensazioni (dell'udito) o come un gioco di sensazioni piacevoli.
Secondo la prima definizione, la musica è considerata come arte bella senz'altro, con la seconda è invece considerata, almeno in parte, come arte piacevole".
Il concetto di "bel gioco di sensazioni" tende già ad esprimere una nozione sintattica della musica e per di più una nozione per la quale la ricerca sintattica può essere indirizzata liberamente in tutte le direzioni (questo è implicito nella parola "gioco").
Verso la metà dell'800 questa nozione veniva più rigorosamente e chiaramente formulata nello scritto di Eduard Hanslick, "Il bello musicale" (1854) che rimane a tutt'oggi una delle più importanti opere di estetica musicale. Hanslick si schiera polemicamente contro il concetto romantico della musica come "rappresentazione del sentimento". L'oggetto proprio della musica è piuttosto il bello musicale: intendendo con ciò "un bello che, senza dipendere e senza abbisognare di alcun contenuto esteriore, consiste unicamente nei suoni e nel loro artistico collegamento.
Le ingegnose combinazioni dei bei suoni, il loro concordare e opporsi, il loro sfuggirsi e raggiungersi, il loro crescere e morire, questo è ciò che in libere forme si presenta alla intuizione del nostro spirito e che ci piace come bello. L'elemento primordiale della musica è l'eufonia, la sua essenza il ritmo".
Così intesa la musica s'identifica con la tecnica realizzatrice. Dice Hanslick a questo proposito: "Se non si sa riconoscere tutta la bellezza che vive nell'elemento puramente musicale, molta colpa è da attribuirsi al disprezzo del sensibile che negli antichi esteti troviamo in favore della morale e del sentimento, in Hegel in favore dell'idea. Ogni arte parte dal sensibile e in esso si muove. La teoria del sentimento disconosce questo fatto, trascura completamente l'udire e prende in considerazione immediatamente il sentire. Essi pensano che la musica sia fatta per il cuore e che l'orecchio sia una cosa triviale".
Dall'altro lato Hanslick ha espresso pure con chiarezza il carattere che differenzia il linguaggio musicale dal linguaggio comune. "La differenza, egli dice, consiste in questo, che nel linguaggio il suono è solo un segno cioè un mezzo per esprimere qualcosa di completamente estraneo a questo mezzo, mentre nella musica il suono ha importanza in sé, cioè è scopo a se stesso. La bellezza autonoma delle bellezze sonore qui, e l'assoluto predominio del pensiero sul suono come su un puro e semplice mezzo di espressione là, si contrappongono in maniera così definitiva che una mescolanza dei due princìpi è una impossibilità logica".
Questo carattere tuttavia non è proprio soltanto del linguaggio musicale ma di ogni linguaggio artistico, di fronte al comune linguaggio.
Fonte: Storia della filosofia e dizionario di filosofia di A.N
1 commenti:
Il “bel gioco delle sensazioni” è un concetto davvero interessante e che ben mette insieme musica e filosofia: entrambe sono il simbolo del fare gioco che è libertà di movimento spostandosi tra un piano e l’altro della conoscenza.
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