" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Possibilità è realtà?

domenica 17 luglio 2011

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Oggi vi propongo un altro articolo scritto da un lettore del mio blog!! Buona lettura!



La “tradizione contemporanea” dice (a buon merito, sia ben inteso) che l’essere è possibilità, progetto, sicchè questa, per quanto proiettata nel futuro, è nel presente, non vive in una dimensione che non è (come appunto il “futuro”, il tempo che non è ancora), vive nel presente, si può quindi affermare che la possibilità è! È reale anche se non ancora “presente” sull’asse della realtà stessa!
La meccanica quantistica proietta questo possibilismo istantaneo anche sulla conoscenza scientifica, tutto ciò che noi conosciamo, non solo a livello esistenziale, è una possibilità.



Erwin Schrodinger


Erwin Schrodinger, nella prima metà del ‘900, criticò l’idea classica della meccanica quantistica (interpretazione di Copenaghen) attraverso uno pseudo-esperimento, un paradosso: 



 Si possono anche costruire casi del tutto burleschi. Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme con la seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d’essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegra, ma anche in modo parimenti verosimile nessuno; se ciò succede, allora il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato. La prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione Ψ dell’intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono stati puri, ma miscelati con uguale peso.”





File:Schrodingers cat.svg









In pratica il gatto ha le stesse possibilità di essere morto quanto di essere vivo, e, per dirlo con eccessiva semplicità, la meccanica quantistica pone la possibilità come realtà, quindi il gatto e sia morto che vivo!

Il fisico viennese intendeva con tale concetto criticare l’approccio dello studio dei quanti, eppure tale esperimento, e la sua conclusione ossimorica, paradossale e antilogica, sembra invece avvalorare (almeno dal punto di vista dello studio della conoscenza in quanto tale), la forza della meccanica quantistica: la conoscenza logica, ipercriticata negli ultimi secoli (prima con Nietzsche a livello vitalista, poi con Heiddeger a livello soprattutto conoscitivo-teoretico), sembra ora cadere anche sul fronte scientifico, una caduta che ovviamente è, come sempre, fonte di una ricostruzione più forte, al netto degli errori passati.
La possibilità è (reale)! Il gatto è sia vivo sia morto.








Una lezione che l’umanità ha appreso da David Hume, sta nel fatto che ogni scienza si basa sul concetto di ripetizione: se posso affermare che la forza di gravità agisce, che se lascio un oggetto nel vuoto esso cadrà, è “soltanto” perché fino ad ora quest’evento s’è sempre ripetuto. Se tra un minuto lascerò un oggetto nel vuoto, non posso avere alcuna certezza empirica che questi cadrà o meno, certo potrei pensare che le cause restino invariate e quindi resti invariato anche l’effetto, ma la certezza che tali cause non mutino è a sua volta dogmatica, convenzionale e basata ancora una volta sul principio di ripetizione.



Altro punto cardine della meccanica quantistica è l’idea che il fenomeno cambi (sull’asse della realtà, e non solo su quello della razionalità) a seconda di chi lo osservi: tale punto è espletato nell’esperimento delle due fessure:







se lanciamo delle “particelle” di materia contro una superficie, e tali particelle passano attraverso una fessura, otterremo sulla superficie una banda, pari alla fessura, allo stesso modo se le lanciamo attraverso due fessure.

Se invece proiettiamo un onda su una superficie, facendola passare sempre attraverso due fessure, otterremo sulla superficie un “pattern ad interferenza” (dato che la parte superiore di un’onda, incontrandosi con la parte superiore di un'altra, la annulla e annulla se stessa).


Entrando nel mondo dei quanti, e proiettando una particella subatomica, quale un elettrone, attraverso una fessura, otterremo, come è prevedibile una singola banda, ma se le proiettiamo attraverso due fessure otterremo (come già mostrato dall’esperimento di Young nel 1801) 



un pattern ad interferenza (non due bande come nel caso delle particelle di materia). Ma c’è dell’altro: se inseriamo un dispositivo di misurazione osserveremo che, nonostante l’osservazione del risultato finale (per l’appunto un pattern d’interferenza), l’elettrone si comporta come una particella, non come un’onda… differenza antitetica quindi tra l’atto di osservare e l’atto di misurare, così come già mostrato dal principio di indeterminazione (se conosciamo la velocità di un corpo non ne possiamo conoscere la posizione e viceversa). 


Ciò è quindi una prova ancor più palese che la possibilità è realtà, e di come l’idea di ripetizione, come garante di validità scientifica non sia poi così forte.    


Ma come è possibile una “improvvisa” differenza, come può la natura “voler” mutare le sue condizioni ed il suo comportamento? possiamo mai accettare che la natura abbia una esistenza e persegua un telos (come qualcuno ha fatto in passato, Platone ad esempio)?


Con quale velocità possono rinnovarsi le condizioni dell’universo?
Nell’universo ogni corpo si muove nel tempo, forse solo nel tempo, mentre il movimento nello spazio “potrebbe” essere una illusione della molteplicità di un uno ineffabile (si veda l’entanglement degli elettroni). per conoscere un oggetto dovrei fermarlo, estrapolarlo dal tempo,e in oltre dovrei fermarmi io, oppure più “facilmente” dovrei fermare il tempo.
Un oggetto anche se immobile si muove! Un sasso perso nel deserto, fermo nello spazio per centinaia di secoli, si muove in ogni istante, passa da tempo n a tempo n+1, n+2,n+3 e così via… ogni istante si muove ogni cosa nell’universo.






Ma cos’è il tempo? Cos’è il movimento nel tempo?

















Il tempo è il susseguirsi degli istanti, si immagini di scattare una foto a quel sasso in ogni istante, la sequenza di tutte queste foto istantanee da il tempo… alla maniera dei paradossi di Zenone si potrebbe affermare che ogni frazione di tempo è divisibile, il sasso prima di passare dal tempo n al tempo n+1 dovrà raggiungere la metà del tempo n+1, prima di raggiungere la metà del tempo n+1 dovrà raggiungere la metà della metà di N+1, e così via…






Albert Einstein ci da la soluzione, la velocità massima possibile all’interno dell’universo è quella della luce (299792,458 km/s), ecco perché si dice che, superando la velocità della luce riusciremo a vedere noi stessi nel passato, appunto perché riusciremo a vedere l’istantanea precedente). in sintesi si potrebbe quindi dire che l’universo rinnova se stesso (si emana per dirlo alla maniera dei neoplatonici) a tale velocità data e atoma (indivisibile). Il sasso perso nel deserto si muove nel tempo a questa velocità.
Nell’emanare se stesso in ogni istante, potremo dire, nel crearsi di continuo, il cosmo può vestirsi di determinate differenze. La natura apre quindi ancor più possibilità a se stessa.    








Possibilismo della natura…
potrebbe essere definito quasi come una volontà della natura, una sorta di finalismo che la natura “vuole” raggiungere con la sua esistenza (idea platonica)? oppure stiamo parlando di meccaniche che la conoscenza umana non è ancora arrivata a chiarire? Magari entrambe le possibilità sono reali… ai posteri l’ardua sentenza












































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