" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Appunti per la lettura dell'Encomio di Elena (2)

mercoledì 24 agosto 2011

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La struttura del discorso di Gorgia è limpida, coerente e nel contempo sofisticata: vi rinveniamo il proemio (par.1-2), l'encomio (par. 3-5), l'apologia (par.6-20), l'epilogo (par.21).
L'apologia è a sua volta divisa in prothesis, esposizione rapida delle tesi difensive, tractatio, svolgimento delle argomentazioni a difesa di Elena, comprehensio, la ricapitolazione finale. La tractatio è ulteriormente suddivisibile nelle quattro cause per le quali Elena poté cedere all'adulterio con Paride:
  1. perché così vollero la sorte (teche), gli dei e la necessità (anànke);
  2. perché fu rapita a forza;
  3. perché fu persuasa da parole;
  4. perché fu travolta da amore

Del proemio abbiamo già largamente detto. Si aggiunga qui soltanto che appare sotto il segno del biasimo. Gorgia infatti rivela una illogica contraddizione tra il fatto che il suo pubblico sia per comune giudizio d'accordo nel credere che il coraggio, bellezza, sapienza, virtù, verità rappresentino un motivo di lode rispettivamente per la città, il corpo, l'anima, l'azione, il discorso,e  che questo non valga però per Elena, la donna più seducente del mondo.
 Per accreditare questa contraddizione, Gorgia dovrà scagionare Elena dalle accuse che solitamente le vengono mosse, ma qui importa rivelare come il primo paragrafo del suo Encomio sostenga concetti tradizionali, proponga una riflessione di carattere etico che ha la prevedibilità del luogo comune e che non può mancare di accaparrarsi il consenso del pubblico più vasto. Che Gorgia voglia ironicamente lusingare i più consolidati e scontati parametri morali dei suoi contemporanei prima di rovesciare e sovvertire con fredda, incalzante, dissacrante successione di pensiero il pregiudizio su Elena, prima di dimostrare incompatibili la condanna di Elena e gli stessi parametri morali?

I paragrafi 3-5 contengono l'encomio vero e proprio di Elena. Il resto dell'opera georgiana non è un encomio, ma un'apologia, non è un'esaltazione incondizionata di Elena, ma la sua strenua difesa da accuse infamanti. Se il titolo del discorso di Gorgia è quello originale, non si può fare a meno di notare come l'encomio si largamente minoritario rispetto all'apologia con tre paragrafi contro quindici.







Nei paragrafi encomiastici Gorgia ripercorre in modo estremamente sintetico i dati canonici del mito di Elena. Ricorda che nacque da Leda (figlia di Testio, re dell'Etolia), ma che fu generata da Zeus e non dal marito legittimo, cioè Tindaro, re di Sparta; che fu di straordinaria bellezza tanto da suscitare desiderio di possederla, chi per valore, chi per saggezza. Gorgia sorvola sulla narrazione mitica del matrimonio di Elena con Menelao (scelto fra tutti i pretendenti dopo che Odisseo li aveva obbligati a giurare che avrebbero protetto la vita e i diritti di chiunque fosse diventato il marito di Elena), e giustifica il suo frettoloso excursus sul mito affermando che è inutile ripetere alla gente le cosa che sa e é poco stimolante ottenere il consenso su cose risapute e a tutti note. Piuttosto gli preme non perdere di vista il proposito iniziale del suo discorso, cioè difendere e scagionare Elena dalla triste parte che la tradizione mitica le riserva.
Il modo in cui il mito di Elena viene recepito da generazioni è sì un esempio plateale del pregiudizio figlio dell'ignoranza, e come tale diviene oggetto della polemica di Gorgia, ma è anche il pretesto, il punto di partenza per svolgere una rigorosa e autonoma riflessione razionale.
Gorgia non vede nel mito una tranquillizzante, confortante interpretazione del reale, non vede nel mito un ancestrale, autorevole, indiscutibile deposito di paradigmi mentali, di imperativi etici, di modelli comportamentali, ma toglie il mito dal suo piedistallo, lo spoglia della sua sfera sacrale riducendolo alla dimensione più prosastica di una espressione culturale dell'uomo, sia pur connotata religiosamente, e per ciò stesso doverosamente aperta alla possibilità di divenire oggetto della riflessione razionale dell'uomo stesso.
Non si tratta per Gorgia di fare professione di ateismo, ma semplicemente di dichiarare che il mito non è la conoscenza, la verità, il deposito consolante di certezze acquisite quando la sua ricezione e la sua elaborazione da parte della gente non regge al lucido, concatenato, rigoroso procedere dell'indagine razionale.


Fonte: "Encomio di Elena" Gribaudo Editore

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