" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Breve riepilogo della struttura e dei contenuti della Critica della ragion pura di Kant

lunedì 21 marzo 2011

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Bisogna ricordare che tempo e spazio non esistono in sé!

Analitica trascendentale: sensibilità e intelletto sono aspetti complementari e indispensabili del nostro processo conoscitivo: senza sensibilità nessun oggetto ci verrebbe dato e senza intelletto nessun oggetto verrebbe pensato. In tal senso i concetti sono funzioni che ordinano e unificano diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune. I concetti puri si identificano con le categorie, ovvero con le supreme funzioni unificatrici dell'intelletto. L'uomo formula giudizi secondo la categorie: l'intelletto unifica a priori, nei giudizi, le molteplici intuizioni empiriche della sensibilità.
Kant riconosce l'esistenza di tre ordini di giudizi:
a) Giudizi analitici a priori, che vengono enunciati a priori (senza ricorrere all'esperienza), giacché in essi il predicato esplicita quanto è già contenuto nella definizione del soggetto (es. i corpi sono estesi).
b) Giudizi sintetici a posteriori, che vengono enunciati a posteriori, poiché in essi il predicato afferma qualcosa di nuovo rispetto al soggetto (es. i corpo sono pesanti)
c) Giudizi sintetici a priori, che sono posti a fondamento della scienza, dove sono contemplate verità universali e necessarie, che valgono ovunque e sempre (es. tutto ciò che accade ha una causa).





Dialettica trascendentale: vi sono cose su cui non è possibile sensatamente formulare giudizi filosofici (anima, mondo e Dio).
  • Non si ha conoscenza dell'anima (intesa come identità del soggetto), l'Io coglie di sé il fenomeno, non l'Io in sé.
  • L'uomo non conosce il mondo in sé, come totalità incondizionata dei fenomeni, non c'è intuizione empirica del mondo come totalità, in tal caso non posso applicare categorie e non posso formulare giudizi.
  • Infine, di Dio non possiamo dimostrarne l'esistenza né la sua inesistenza, quand'anche Dio si rivelasse all'uomo, ne deriverebbe una mera conoscenza fenomenica, cioè una conoscenza di Dio come fenomeno e non di Dio come noumeno (Dio in sé).

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