" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

La morale kantiana

lunedì 21 marzo 2011

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La libertà è postulata da Kant, dal momento che è la condizione senza la quale non sarebbe immaginabile la ragione come ciò che determina la volontà, ciò che è possibile in quanto si dà libertà.
Nella Critica della ragion pura si parte dall'intuizione e si giunge ai principi; la Critica della ragion pratica, invece, muove dai principi e in essa perde rilievo la distinzione fenomeno-noumeno: la dimensione in cui vige la libertà è puramente noumenica.

Libro I, cap. I, §1. definizione (pag.35- ed. Laterza Critica della ragion pratica): Kant afferma che i principi pratici (Paktische Grunsatze) sono proposizioni (sind Satze) che contengono una determinazione universale della volontà. L'espressione "Grund-satze", oltre al significato di "proposizioni", assume l'accezione più appropriata di "elementi costitutivi", ovvero alludiamo agli elementi che costituiscono la morale, che determinano in modo universale la volontà (determinazione "Bestimmen"/ "stimmen" (intonare)=i principi intervengono sulla volontà in modo da intonarla, da farla suonare in modo universale): la volontà di Kant assume il carattere dell'universalità, non è volontà particolare.






Il carattere proprio della morale kantiana è la formalità, giacché la legge non dice che cosa dobbiamo fare, ma come dobbiamo agire: la moralità non comanda contenuti particolari (che valgono a certe condizioni), ma la forma. Dobbiamo espungere dalla morale tutti gli aspetti contenutistici; infatti, se la morale non fosse formale, bensì materiale, sarebbe vincolata ad essi e quindi condizionata (la morale è assoluta ab-soluta, cioè incondizionata, libera da condizionamenti particolari).

"Dovere! Nome sublime e grande...". Questa celebre esclamazione kantiana esprime appieno il fulcro della sua morale: il dovere per il dovere. Non dobbiamo agire in vista di un utile o di un fine (ad es. la felicità o sotto l'influenza di inclinazioni particolari), bensì dobbiamo agire solo per il dovere. Questa impostazione teorica è detta "rigorismo", la quale esclude il condizionamento delle pulsioni, delle inclinazioni e più in generale della dimensione emotiva dell'uomo. Tali condizionamenti allontanano la morale del rispetto per la legge, ossia il dovere per il dovere nel rispetto della legge.
Dovere (Pflicht)= la morale consiste nell'agire secondo una forma e non secondo un contenuto. Compiere il dovere per il dovere in antitesi alla morale della felicità, una morale determinata da contenuti empirici e soggettivi, elementi che infrangono il carattere universale della morale kantiana, nel sentimento del rispetto (Achtung) della legge, sentimento a priori che dispone l'individuo ad accogliere la legge nella sua interezza (Kant contrasta ogni tipo di morale sentimentalistica, il solo sentimento riconosciuto come legittimo è il rispetto per la legge). Kant così mette a tacere tutti gli altri sentimenti particolari. Pur essendo parte costitutiva della natura umana e quindi inalienabili, i sentimenti non possono essere il fattore determinante delle nostre azioni.






Il dovere per il dovere nel rispetto della legge rappresenta la sola condizione affinché non si passi dalla moralità  alla mera legalità : non è sufficiente che un'azione sia conforme alla legge (obbedienza puramente esteriore), in tal caso si dovrebbe parlare di atto di legalità e non di moralità. La morale esige un coinvolgimento interiore, laddove non è morale ciò che si fa, ma l'intenzione con cui lo si fa.
La natura umana è estranea al possesso della santità (Heiligkeit), che è la conformità perfetta della volontà alla legge morale e dunque una perfezione cui non può giungere nessun essere razionale in nessun momento della propria esistenza. Solo Dio è santo, cioè solo Dio è piena realizzazione della moralità nella forma della santità, quale perfetta adeguazione alla legge. L'uomo, invece, deve tendere alla santità (Kant parla di streben= tensione che richiede sforzo), giacché versa in una condizione di male radicale, di opacità e negatività ineliminabili. Kant è contro l'illusione della santità quale preteso possesso della perfezione etica.




Kant vede un primato della ragione pratica (Vorzug=tratto che ha una precedenza) sulla ragione pura: la morale evidenzia dei tratti che le conferiscono una precedenza di valore. Il motivo della moralità deve risiedere nella moralità stessa, non nella felicità (come in Aristotele). Kant parla di sommo bene (das hochste Gut): il sommo bene è la totalità incondizionata dell'oggetto della ragion pura pratica, quel bene intero e perfetto che si identifica con l'unione di virtù e felicità. La virtù rappresenta la condizione prima e originaria di ogni bene, essa è il bene supremo ma non ancora il bene perfetto o sommo bene (la virtù è dignità di felicità). L'uomo è immortale perché è destinato a un percorso senza fine verso la piena realizzazione della moralità.
Regno dei fini (Reich der Zwecke)= questa formula è tratta dalla Fondazione della metafisica dei costumi. La morale istituisce un "regno dei fini", una comunità ideale di individui liberi, che vivono secondo le leggi della morale e si riconoscono dignità a vicenda, ovvero all'individuo si riconosce la dignità di soggetto e non di oggetto.

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