" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Anassagora: i semi degli universi

giovedì 2 giugno 2011

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Il libro di Anassagora, intitolato Sulla natura e scritto in prosa, era venduto in Atene a un prezzo accessibile nell'orchestra, la parte del teatro antistante la scena: è questa la prima notizia sugli inizi di una circolazione non ristretta di un libro filosofico in Grecia.
In questo libro comparivano le tesi secondo le quali il sole è pietra e la luna materiale terroso, le quali avrebbero condotto a intentare all'autore un processo di empietà.
Secondo Diogene Laerzio esso era scritto in stile piacevole, ma elevato.
L'inizio, infatti, aveva l'andamento di un racconto, il quale poteva evocare le antiche teogonie: "Insieme erano tutte le cose".
L'uso del verbo al passato conferma che Anassagora affrontava la questione della formazione del mondo, o meglio dei mondi, a partire da questa totalità originaria indistinta di semi di tutte le cose.
Anassagora considera infatti una conseguenza plausibile di questa tesi che possano esistere altri mondi, abitati da uomini ed esseri viventi.







Insieme erano tutte le cose, illimiti per quantità e per piccolezza, perché anche il piccolo era illimite. E stando tutte insieme, nessuna era discernibile a causa della piccolezza: su tutte predominava l'aria e l'etere, essendo entrambi illimiti: sono infatti queste nella massa totale le più grandi per quantità e per grandezza (fr. 1).









Del piccolo non c'è il minimo ma sempre un più piccolo (è impossibile in realtà che ciò che non è non sia) - ma anche del grande c'è sempre un più grande: e per quantità è uguale al piccolo e in rapporto a se stessa ogni (cosa) è e grande e piccola (fr. 3).








Stando questo così, bisogna supporre che in tutti gli aggregati ci siano molte (cose) e di ogni genere e semi di tutte le cose aventi forme d'ogni sorta e colori e sapori.
E che uomini siano stati composti e le altre creature quante hanno vita, e che questi uomini abbiano città abitate ed opere costruite, come da noi, e abbiano il sole e la luna e tutto il resto, come da noi, e che la terra produca per loro molte (cose) e di ogni genere, che essi usano portando le migliori a casa. Questo io ho detto a proposito della separazione, che cioè non solo da noi si avrebbe il processo di separazione, ma anche altrove.
Prima che queste (cose) si separassero, essendo tutte insieme, nessun colore era discernibile: lo proibiva la mescolanza di tutte le cose, dell'umido e del secco, del caldo e del freddo, del luminoso e dell'oscuro, e della terra molta che c'era e dei semi illimitati per quantità e in niente simili l'uno all'altro.
Perché neppure delle altre (cose) l'una è simile all'altra.
Stando questo così, bisogna supporre che nel tutto ci siano tutte le cose (fr.4).

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