" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Ebook di filosofia

lunedì 28 febbraio 2011

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Quinta Meditazione (dell'essenza delle cose materiali e la dimostrazione dell'esistenza di Dio).




Questa meditazione rappresenta un passo in avanti verso la conoscenza di ciò che ancora non si conosce.
Il meditante non sa ancora che cos'è il mondo, se esiste, cos'è il suo corpo e la sua mente perché il cogito ci attesta la nostra esistenza mentre pensiamo ma non dice cos'è nella sua essenza quella cosa che dentro di me pensa.
Perché Cartesio mette insieme l'essenza della materia e un'altra dimostrazione dell'esistenza di Dio?
Per sapere se qualcosa esiste bisogna in primo luogo porsi il problema del suo concetto cioè la definizione o essenza.
Cartesio asserirà che bisogna chiedersi prima quid est che quod est.
Nell'essenza della materia non è necessariamente implicita l'esistenza.
Cartesio in questa meditazione vuol far capire che potrebbe esistere un concetto chiaro e distinto della materia e delle cose materiali anche se queste non esistessero. Una cosa è sapere cosa sono nella loro essenza le cose materiali; altra cosa è sapere se esistono (è il platonismo di Cartesio, potrebbero esistere delle essenze materiali nella mente di Dio senza che esistano nel mondo delle cose materiali corrispondenti alle prime. Dio crea le essenza cioè le verità eterne).


Che cosa sono le cose materiali per Cartesio? Qui si entra nella questione che Cartesio aveva già affrontato non tanto nel testo delle "Regole" quanto nel "Mondo"; i corpi sono essenzialmente delle cose estese, delle parti dell'estensione cioè dello spazio.
La materia per Cartesio è geometrica e corrisponde esattamente allo spazio nel quale i geometri dimostrano i teoremi. I corpi sono solo enti geometrici. Il mondo è soltanto geometria; tutto ciò è necessario per spiegare i fenomeni  corporei della fisica. Cartesio fa piazza pulita delle forme con le quali la scolastica aveva popolato l'universo (ogni oggetto, ente nel mondo è una sostanza, sinolo di materia e forma). Nel pensiero scolastico la materia non poteva esistere senza la forma.
Per Tommaso poteva esistere una forma senza la materia proprio per non negare l'immortalità dell'anima.
Nell'ontologia aristotelica forma e materia sono unite. Ogni oggetto ha la sua forma (principio di vita, organizzazione).
Bisogna tener presente che Cartesio in fisica è un riduzionista cioè cerca di ridurre all'essenziale i principi che spiegano l'intero universo materiale.




L'universo di Cartesio è meccanicistico in cui non c'è bisogno di postulare l'esistenza di entità che organizzano la materia; la materia si organizza da sola (non perché ha dentro di sé un potere magico come supponevano molti filosofi naturalisti del Rinascimento; ma perché segue soltanto le leggi della fisica che per Cartesio si riduce a una sola: il principio di inerzia).
Il sistema solare, tutti i fenomeni e la vita stessa dipendono solamente da fattori meccanici, da semplici aggregazioni meccaniche di particelle di materia.
La sfida di Cartesio, destinata al fallimento era quella di dimostrare che ogni evento naturale dipende dal semplice movimento di parti di materia (la vita per Cartesio non è miracolosa; infatti egli sostiene che tra un sasso, un gatto e il corpo dell'uomo non c'è nessuna differenza strutturale; è sempre la stessa materia organizzata in modo differente; il gatto e il sasso si differenziano per le loro caratteristiche fisiche, l'uomo si differenzia dagli altri due perché oltre al corpo ha anche la mente).
Cartesio in questa meditazione vuole dimostrare che ciò che chiamiamo materia incorporea non è in realtà che estensione geometrica.


Fin qui sappiamo che esistiamo come esseri pensanti e che esiste un Dio verace.
Cartesio vuole dimostrare che l'idea di estensione che abbiamo è innata, chiara e distinta. Essendo innata si impone alla nostra facoltà conoscitiva con la massima evidenza. Basta dimostrare che in noi c'è l'idea innata di estensione e che è chiara e distinta per essere certi che questa idea corrisponde veramente all'essenza delle cose materiali, fermo restando il fatto che ancora non sappiamo se esistono le cose materiali. 
La materia cartesiana è l'opposto di quella scolastica. La materia di Cartesio è chiara e distinta, è una sostanza, esiste e può esistere indipendentemente da un'altra cosa, non ha bisogno di una forma per esistere (questa è la rivoluzione di Cartesio!).
Cartesio in questa sede non esamina se l'idea innata di estensione è stata creata da Dio o se è eterna di per sé.
L'idea  di estensione è innata e costituisce quindi realmente l'essenza delle cose materiali. Nella sesta meditazione si cercherà di scoprire se a questa essenza corrispondono delle cose realmente esistenti. Grazie alla veracità di Dio sappiamo che tutto ciò che concepiamo chiaramente e distintamente è vero! L'evidenza è quindi il criterio della verità!



Nuova dimostrazione dell'esistenza di Dio.

Nel catalogo generale delle prove dell'esistenza di Dio dove collocare questa prova?
Se le prime due prove non appartenevano alla via a priori di Anselmo, questa invece è un tentativo di reinterpretazione della via a priori che Anselmo aveva proposto in epoca medievale prima di essere ridotto a silenzio da Tommaso.
Questa prova parte da una definizione e ne deduce una proprietà dell'ente definito. Cartesio costruisce una vera e propria analogia tra i teoremi matematici e la dimostrazione di Dio.
Così come dalla definizione del triangolo posso trarre una serie di teoremi cioè dimostrare tutte le proprietà implicite in quella definizione; sulla base della semplice definizione di Dio a priori, senza nessun riferimento all'esperienza posso dimostrare che Dio esiste in quanto l'esistenza è inclusa nella definizione.
Questa sarà chiamata da Kant "prova ontologica". 
Più che dalla definizione di Dio si parte da un concetto, pensiero, dall'idea di Dio in termini cartesiani; dal fatto che l'uomo o soggetto meditante sia in grado di pensare, concepire un essere infinitamente perfetto.
Questa prova e la sua collocazione all'interno della quinta meditazione hanno fatto discutere tantissimo gli interpreti di Cartesio in quanto si sono chiesti il motivo per il quale Cartesio ha dovuto fornire una nuova dimostrazione dell'esistenza di Dio.
Nei "Principi di filosofia", clamorosamente quando Cartesio rispolvera le prove dell'esistenza di Dio mette prima quella ontologica e poi le altre come se questa avesse una sua autonomia.
Il sostenitore più importante della totale ininfluenza della prova ontologica per le Meditazioni è Guéroult il quale ritiene che questa prova è stata collocata qui in quanto per funzionare presuppone già il dogma della veracità di Dio perché si fonda sul fatto che se concepisco qualcosa chiaramente e distintamente, questo qualcosa è vero.
A questo punto dimostrare che Dio esiste equivale a dimostrare il teorema di Pitagora ma soltanto se so già che non c'è un Dio ingannatore. Sostanzialmente questa prova è subordinata in quanto  presuppone già il dogma della veracità di Dio!










L'altro grande rivale di Géroult cioè H. Gouhier apostrofava così il rivale:" Se fosse così, caro Gèroult si avrebbe che una dimostrazione di Dio dipenderebbe da un'altra dimostrazione di Dio e quindi non si dimostrerebbe niente, perché se la prova ontologica presuppone la prova della terza meditazione allora non è una vera prova, cioè so che Dio esiste. Se devo già sapere che Dio esiste ed è verace per dimostrare che Dio esiste, è chiaro che si crea un paradosso difficilmente sostenibile.
O la prova ontologica è subordinata alla prima ma allora è una prova sofistica oppure è autonoma da quella della terza meditazione, ma allora perché proporre nella terza meditazione questa prova come l'unico modo per giungere a dimostrare l'esistenza di Dio?
Cartesio non poteva subito partire dalla prova ontologica?
Una proposta per risolvere tale questione viene da Sergio Landucci il quale nel suo volume intitolato " La mente in Cartesio" fa un'analisi precisa di questa prova presente nella quinta meditazione e mostra che tale prova in realtà è ad hominem cioè vale contro un certo avversario che ha una determinata posizione che io accolgo provvisoriamente e sulla base della quale dimostro ciò che voglio dimostrare.
Cartesio si rivolge ad un eventuale ateo matematico il quale ritiene che la matematica è vera di per sé.
Questa prova è separata da quella della terza meditazione, è autonoma nel senso che ha una sua struttura concettuale epistemologica diversa.
A favore dell'argomento ontologico sono: Cartesio, Spinoza, Leibniz; contro, Hume, Kant e l'empirismo.
Infine è necessario asserire che Cartesio ritiene l'argomento ontologico valido!





1 commenti:

Daniel ha detto...

Dimostrare l'esistenza di Dio... ma non poteva partire da qualcosa di più semplice il buon Cartesio?
In ogni caso non sono d'accordo sul fatto che se siamo in grado di pensare e concepire una cosa, questa sia necessariamente esistente.
Io sono in grado di pensare e concepire qualcosa e chiedermi se esiste, senza saperlo per certo: ad esempio posso chiaramente immaginare che su un lontano pianeta, in un altro sistema di un'altra galassia esistano forme di vita simili all'uomo ma con 8 gambe e quattro braccia all'estremità delle quali nascono dei fiori. Posso chiaramente immaginarlo, posso anche disegnarlo e posso formulare leggi fisiche e chimiche che permettano l'esistenza di tali creature, ma è evidente che non posso tutt'ora concludere che esistano veramente!

A meno che non concludo che possano esistere in quanto essenze ma senza una forma...ma in questo caso potrei anche pensare che Dio esista solo in quanto essenza, nel mio pensiero, ma che non abbia una forma...posso pensarlo, ma non è comnque dimostrato!

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