" Il mio scopo è mettere il lettore in uno stato mentale così elastico da farlo sollevare sulla punta dei piedi."
Friedrich W. Nietzsche

Ebook di filosofia

martedì 1 marzo 2011

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Sesta meditazione ( dell'esistenza delle cose materiali e della reale distinzione tra anima e corpo dell'uomo).




Rapporto tra la mente e il corpo: per gli aristotelici sono rispettivamente la forma e la materia dell'uomo, i due aspetti che concorrono a formare la sostanza che chiamiamo uomo. In ogni sostanza c'è una forma e una materia; nell'uomo c'è un'anima e un corpo(all'anima appartengono le funzioni vitali, sensibili e l'intelligenza).
Gli aristotelici distinguevano tra un'anima vegetativa, sensitiva e razionale (le piante hanno un'anima vegetativa, gli animali oltre ad avere l'anima vegetativa hanno anche quella sensitiva in quanto rispondono a degli stimoli sensibili).
Solo l'uomo ha la capacità di ragionare, in lui queste tre anime sono riunite. Cartesio contesta questo schema perché ritiene che esso favorisce l'immaterialismo in quanto non distingue a sufficienza tra l'anima e il corpo. Per Cartesio le funzioni vitali dipendono interamente dal corpo; gli animali e le piante non hanno un'anima, non hanno sensibilità ma sono solamente parti di materia, sono delle macchine materiali. 
Cartesio sostiene che l'anima per come viene definita dagli scolastici è qualcosa di oscuro che non ha una sua essenza chiara e distinta. La mente in quanto tale, per Cartesio (l'ha fatto capire nella seconda meditazione) consiste essenzialmente nel pensiero, semplice consapevolezza di avere determinate sensazioni.



Dopo Cartesio è diventato abbastanza naturale considerare l'anima come pensiero( Leibniz, idealismo).
Cartesio cerca di trovare l'essenza della mente, cosa sia la mente, com'è possibile pensare che la mente è diversa dal corpo. In altri termini, si può asserire che Cartesio vuole fornire una definizione chiara della mente.
Da Cartesio in poi nascerà anche la problematica del materialismo  (dottrina secondo la quale non esiste niente di diverso dalla materia, e le stesse funzioni mentali sono soltanto espressioni della materia), pensabile solo dopo che Cartesio ha scisso radicalmente la mente dal corpo mostrando che quest'ultimo è di per sé capace molte cose.
Cartesio è stato il primo ad aver scoperto l'importanza del sistema nervoso e il fatto che questo è interamente collegato al cervello!
La sesta meditazione è importantissima in quanto vengono tratte le conseguenze delle meditazioni precedenti cercando di risolvere i problemi della prima meditazione.
In questa meditazione Cartesio si propone di dimostrare che esistono le cose materiali contro il dubbio della prima meditazione e che l'anima e il corpo sono distinti contro il dubbio che era venuto fuori nella seconda meditazione (la mente e il corpo erano la stessa cosa).


Dimostrazione dell'esistenza delle cose materiali:


Nessun filosofo prima di Cartesio si era mai sentito in dovere di dimostrare che esistono le cose materiali cioè che esistono i corpi e il mio corpo.Questo è un compito inaudito per un filosofo e specialmente in metafisica !
Da Cartesio in poi l'esistenza dei corpi diventa un problema in quanto distinguendo cosi radicalmente il corpo dalla mente e ponendo un dubbio così radicale sulla sensibilità, ha in qualche modo rotto quel principio di senso comune che ci fa asserire che il mondo esiste e che vedo i corpi.
Da Cartesio in poi fioccano le dimostrazioni dell'esistenza dei corpi, fino a quando Malebranche diretto seguace di Cartesio asserirà che non si può dimostrare che i corpi esistono, solo la fede ci dice che i corpi esistono. Hume dirà che non sappiamo cosa c'è oltre alle nostre percezioni.






La dimostrazione dell'esistenza dei corpi non è semplice per Cartesio in quanto nella prima meditazione aveva proferito che i sensi ci ingannano e quindi non possiamo fidarci di questi.
La sesta meditazione segna un ritorno di attenzione e un parziale recupero della sensibilità. A qualcosa i sensi dovranno servire, altrimenti, perché Dio li ha messi in noi?
Come fare a dimostrare che esistono i corpi dopo aver detto che i sensi ci ingannano, che l'intelletto ci fa conoscere solo le essenze delle cose e che la veracità di Dio riguarda le cose concepite chiaramente e distintamente?
Da queste condizioni sembrerebbe impossibile dimostrare che i corpi esistono perché dato che le nostre facoltà conoscitive sono principalmente due: sensibilità e intelletto; i sensi al massimo ci danno percezioni oscure; l'intelletto li dà chiare e distinte quindi garantite da Dio ma solo dell'essenza dei corpi quindi dove si va a cercare un appiglio per dimostrare che i corpi esistono?
Cartesio cerca all'inizio di appellarsi a una terza facoltà intermedia tra la sensibilità e l'intelletto : l'immaginazione cioè una facoltà che ha un contenuto sensibile(quando ad esempio sogno utilizzo del materiale sensibile modellandolo a mio piacere)ha una parte attiva; per Cartesio l'immaginazione è legata al corpo/al cervello.
E' una facoltà che è comandata dalla mente ma che agisce nel corpo.
Questo è un tentativo di dimostrazione che lo stesso Cartesio riconosce non essere sufficiente. Nell'uomo ci sono funzioni corporee e mentali e queste due interagiscono e l'una trova un limite nella seconda.






Questa dimostrazione è fallimentare perché dato che ancora non so se esiste un cervello, come faccio a postulare che questi limiti della mia immaginazione dipendono da qualcosa di diverso dalla mia mente? E' soltanto un indizio, un'ipotesi che questi limiti dipendano dal fatto che la mia mente è unita a un cervello.
Fallita questa prima strada si è tornati nel vicolo cieco e quindi non restano che le due possibilità che si sono già esplorate in precedenza cioè i sensi e l'intelletto. Cartesio non può cadere sul fatto che l'intelletto ci fa conoscere solo l'essenza dei corpi perché significa rivoluzionare tutto il suo pensiero; l'appiglio lo trova nel lato della sensibilità.
La sesta meditazione costituisce una sorta di recupero parziale del valore della sensibilità; rispetto a quest'ultima Cartesio distingue (come all'interno della prima meditazione) due ambiti o livelli epistemologici diversi della conoscenza sensibile.
Rispetto alla prima meditazione adesso so di essere la creatura di un Dio verace, di un Dio che non mi inganna e qui Cartesio troverà la strada per arrivare alla sua dimostrazione. La dimostrazione sarà in due tempi:prima ancora di dimostrare l'esistenza dei corpi, si dimostrerà l'essenza della mente.
Cartesio vuole dimostrare che la mente e il corpo sono due cose diverse, come fa a dimostrarlo?
Semplicemente con il fatto che io riesco a concepire queste due cose separatamente l'una dall'altra. Io riesco a concepire la mente negando l'esistenza del corpo e l'esistenza del cogito e questo dimostra di per sé che la mente è una sostanza diversa dal corpo.
Cartesio più che dimostrare l'essenza della mente dimostra che la mente è qualcosa che esiste indipendentemente dal corpo (è una sorta di dimostrazione in negativo di che cos'è la mente).




La mia mente e il mio corpo sono due cose diverse. La mia mente esiste (cogito ergo sum) e so che cos'è ( qualcosa di diverso dal corpo). Cartesio qui pone una questione di definizione della mente. Lo strumento principale di Cartesio è la concepibilità separata della mente e del corpo.
Premessa principale: Dio è verace, tutto ciò che concepisco chiaramente e distintamente è vero; premessa minore: io concepisco chiaramente e distintamente che l'anima può sussistere senza il corpo perché posso concepire l'anima indipendentemente dal corpo dunque per la premessa maggiore l'anima o la mente sussiste indipendentemente dal corpo altrimenti Dio mi ingannerebbe.
Cartesio vuole insinuare che la strada per risolvere tutte le questioni aperte nella prima meditazione è quella della veracità di Dio e quindi tenterà di usare la veracità anche per dimostrare l'esistenza dei corpi. Qualcosa di vero deve esserci anche nei sensi; perché i sensi mi sono stati dati da Dio; mi ingannano sull'essenza dei corpi ma c'è qualcosa che la mia sensibilità mi insegna in un modo tale che io non posso non credere.
Ho una sensibilità che mi serve a qualcosa e mi fa capire di essere strettamente legato a qualcosa.
La similitudine del timoniere della nave è una precisa allusione all'obiezione che gli aristotelici facevano alla dottrina platonica dell'anima.
Il dualismo di Cartesio non è come quello di Platone in cui la mente è una sorta di principio esterno che non ha nessuna comunicazione con il corpo; Cartesio sostiene, invece, che la mente è strettamente unita al corpo. La sensibilità serve a mantenermi in vita, cioè a mantenere in salute l'organismo umano.






I sensi ci ingannano sull'essenza delle cose ma non ci ingannano sul fatto che qualcosa fuori di noi esiste.
Tengo a precisare che bisogna distinguere due dubbi all'interno della prima meditazione: un dubbio sull'essenza dei corpi e un dubbio sulla loro nuda esistenza. Il dubbio sull'essenza dei corpi può essere facilmente risolto con l'intelletto e ci fa capire che i corpi sono soltanto materia estesa, parti di estensione. Il dubbio sull'esistenza dei corpi non può essere risolto dall'intelletto perché Cartesio ha posto il principio secondo cui l'intelletto non dice nulla sull'esistenza dei corpi ma soltanto sulla loro essenza.
Questo secondo dubbio sull'esistenza reale dei corpi sarebbe correggibile se i corpi non esistessero, sarebbe un vero e proprio inganno perché Dio ci da una grande propensione (magna propensio) a pensare che i corpi che i corpi esistono perché ci fa sentire il nostro corpo in maniera strettissima.
La differenza tra l'inganno delle nostre percezioni esterne e l'inganno sull'esistenza reale dei corpi sta nel fatto che il primo è correggibile e quindi è compatibile con la verità divina; il secondo se fosse reale non potrebbe essere corretto; dunque i sensi non ci ingannano su questo punto e contengono qualcosa di vero: cioè che  qualcosa che non è pensiero esiste; è semplice estensione/ materia.
La sensibilità ha due funzioni: una strettamente conoscitiva (farci sapere che il corpo esiste) e una fisiologica (contribuire alla sopravvivenza dell'essere umano che è composto di materie diverse).
Ormai sappiamo che esistiamo mentre pensiamo (cogito ergo sum), che Dio esiste come essere infinitamente perfetto, che l'essenza delle cose materiali è quella di essere parti di estensione, che l'essenza del pensiero è quella di essere una cosa interamente distinta dal corpo, i corpi esistono realmente.
La sesta meditazione contiene un imprevisto- un fuori programma: dopo aver distinto mente e corpo deve far capire com'è possibile che nell'uomo questi siano uniti.
Nel 1641 si apre il problema dell'unione della mente (res cogitans) e il corpo; da questo nasceranno le grandi filosofie post- cartesiane.




La soluzione che offre Cartesio in questa meditazione ha a che vedere con la ghiandola pineale (Cartesio non sostiene che l'anima sta nella ghiandola pineale) una parte del cervello che sta alla base dei due emisferi celebrali. Per Cartesio è l'unica struttura del cervello che non è bipartita e in essa si trova l'unione di tutte le sensazioni. Alla mente basta agire sulla ghiandola pineale per controllare tutto il corpo.
L'ultima questione del testo è relativa al fatto che ogni volta che si pone un fine di un prodotto naturale e che il creatore della natura sia saggio, vengono fuori questioni di teodicea.
Cartesio risponde dicendo che Dio agisce seguendo leggi generali e che non può pensare a ogni singolo caso.
Le Meditazioni finiscono sostanzialmente con un'aporia, non c'è un'altra domanda (a cosa serve la finalità se ci sono questi casi di contro-finalità). Malebranche erige il principio della generalità delle leggi a principio fondamentale della nozione di Dio. Malebranche asserirà che Dio non è in primo luogo buono, onnipotente e scriverà una frase inaudita: " la saggezza rende in qualche modo Dio onnipotente". Il terrore di Malebranche è che si arrivi a un Dio disumano che si identifica con la natura.
La sesta meditazione pone drammaticamente l'alternativa tra un Dio che non è onnipotente ma che in qualche modo mantiene gli attributi umani come la saggezza o la bontà; o un Dio che è pura potenza e saggio.







4 commenti:

Anonimo ha detto...

anima e corpo? una fata da desiderare praticamente...
Alessandro

Diego ha detto...

Che bell articolo interessante!Brava Elisa!

PIERO ha detto...

Bel sito,complimenti....mi viene quasi voglia di riprendere in mano un libro di filosofia...brava elisa....

Anonimo ha detto...

Belli i manoscritti danno rendono molto piu interessante il blog , rendono il tutto piu vero e originale brava .
roberto

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