Del periodo romantico ricordiamo, le due figure di Friedrich August Wolf (1759-1824) e di Georg Anton Friedrich Ast (1778-1841), citate da Schleiermacher in una sua memoria del 1829 (intitolata Sul concetto di ermeneutica in relazione agli spunti offerti da Wolf e al manuale di Ast).
Ispirandosi al neoumanesimo, Wolf - noto filologo classico (autore, tra l'altro, dei Prolegomena ad Homerum, in cui egli sosteneva la tesi del carattere originariamente orale della poesia omerica e quella della non unitarietà dei poemi omerici) - riconosce nel mondo greco e secondariamente in quello romano un modello eterno sul quale fondare l'educazione individuale e la cultura di una nazione.
L'ermeneutica è per lui una delle discipline che compongono l'enciclopedia delle scienze dell'antichità, il cui fine è dunque eminentemente pedagogico.
August Wolf |
Intendendo, sulla scia di Meier, l'ermeneutica come scienza atta a interpretare i segni, Wolf parla di tre diversi tipi di interpretazione: l'interpretazione grammaticale ( di cui parlerà anche Schleiermacher), caratterizzata dalla distinzione tra formazione dei segni e loro uso articolato su un livello generale (lingua), speciale (epoca) e specialissimo (singolo parlante); l'interpretazione storica, atta a vincere la distanza temporale, mediante la conoscenza del periodo storico indagato, unitamente alla situazione concreta della redazione del testo; l'interpretazione filosofica, che mediante concetti estetici, pedagogici, psicologici e filosofici esprime giudizi di valore sull'oggetto interpretato ( a differenza delle prime due forme interpretative che invece si limitano a comprenderlo).
Anche l'ermeneutica di Ast è strettamente connessa con la filologia e con l'ideale neoumanista di una sorta di continuità ideale, fondata sul concetto di cultura e di formazione, tra l'antichità classica, intesa come modello di ogni umanità a venire, e la cultura moderna. Sulla scia di Schelling, Ast parla di spirito, intendendolo come superiore unità e armonia che si rivela in modo particolare nella lingua, intesa come il più importante veicolo di espressione dell'interiorità, e nell'orizzonte della storia.
All'interno di quest'ultimo lo spirito passa dall'identità mistica, ancora indivisa, dell'oriente pregreco al cosmo greco, in cui l'individuo vive in una consapevole simbiosi con la totalità e la promuove, mentre il cristianesimo esalta l'elemento della pura individualità, dando così vita a un'interiorità più ricca, ma privata di quell'armonia tra interno ed esterno che caratterizzava il mondo classico.
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