Oggi vi propongo un articolo scritto dal lettore Fabio Cirillo. Vi invito a leggerlo e a riflettere su quanto scritto.
Buona lettura!
Le religioni e le filosofie orientali
sono nel panorama contemporaneo di forte interesse. Se da un lato
questo interesse sta a rappresentare una moda, dall’altro è
animato da una profonda critica nei confronti del mondo occidentale e
della sua colonna portante, il cristianesimo.
I contributi filosofici di Schopenhauer
hanno molto attinto dalle filosofie orientali, in particolare da quella
indiana. Il filosofo in questione afferma che ogni forma di
conoscenza (il mondo) non è altro che una rappresentazione della
volontà, un qualcosa di individuale e di irriducibile alla ragione.
Il mondo non (oggettivo) non esiste, esso è nulla, un nulla coperto
però dal “maya”, un velo di illusione che palesa la realtà ai
nostri sensi. L’essere non deve cadere vittima della propria
volontà, deve invece riconoscere il nulla del mondo, tramite un
processo di “nolontà”, un' ascesi verso il nulla.
L’interpretazione di Schopenhauer,
attinge si al pensiero indiano, ma stravolgendolo,rielaborandolo e
rinnovandolo in base alla decadenza dell’occidente.
L’inesistenza del mondo in sé,
terreno comune e basilare per Schopenhauer, Nietzsche, e diversi
filosofi del ‘900 non è affatto esplicata nei Veda, nei Brahmana,
e nelle Upanishad.
I Veda sono l’insieme dei testi primari
del pensiero indiano, Veda vuol dire “il sapere”. Immediatamente
successivi a questi sono i Brhamana, costituiti da glosse e commenti
ai Veda, e da descrizione dei riti religiosi. Ultimi testi prima
dell’avvento del Buddismo sono le Upanishad, insegnamenti esoterici
ad “integrazione” dei Brahamana.
Dalla lettura di questi testi emerge un
sistema religioso molto articolato: Indra dio guerriero del cielo e
della terra assieme ai suoi figli Asvin (aurora) e Nastya
(crepuscolo) rappresenta la trinomia principale. Accanto a questa
troviamo Surya
e Vayù (dei del sole e della pioggia) Agni e Soma
(dio del fuoco “celeste” e dio del fuoco terreno), e nello stesso
rapporto di questi ultimi (celeste/terreno) erano venerati Tali
Varuna (dio dell’ordine morale) e Mitra (dio dell’ordine civile),
quest’ultimo è da molti considerato il modello sul quale è stata
elaborata la figura di Cristo.
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Agni |
I Brahamana mostrano non solo la
scarsa considerazione dell’aldilà da parte di questo popolo
(sebbene è descritta una divisione tra mondo dei beati e mondo delle
tenebre), ma in generale la scarsa considerazione degli dei, i
sacrifici ad esempio, erano rivolti a forze che trascendevano a loro
volta gli dei. Tale considerazione religiosa rimane comunque
rintracciabile anche nella civiltà greca, in Epicuro ad esempio, un
Dio superiore al mondo che lui ha creato e che lui governa è una
innovazione portata alla storia dal del cristianesimo. La civiltà
greca in generale non vedeva gli dei come dei garanti dell’esistenza,
(emblematico a tal proposito è il fato che gli dei risiedessero
nell’olimpo, era la phisys a contenere gli dei, non il contrario),
ma è altrettanto vero che riservava a questi uno spazio importante,
basti pensare alle tragedie di Eschilo,oppure al fatto che Senofane
sentì col suo pensiero l’esigenza di deantropomorfizzare gli dei.
Al di fuori degli aspetti religiosi, il
primo pensiero indiano come rapporta l’uomo alla conoscenza?!
Il
Buddismo parla di una ignoranza innata (Sakiti) che porta
all’illusione del mondo (Maya), di questa però il pensiero si
guarda bene dall’affermare che non è, a tal proposito è
illuminate la metafora del serpente: un uomo crede di trovarsi
davanti ad un serpe quando invece si trova di fronte ad una corda,
eppure non possiamo affermare del tutto che quella sia una corda e
non un serpente, altrimenti perché l’uomo ne sarebbe impaurito…
Tornando ai Brahamana, notiamo due
concetti essenziali per la conoscenza: il braman che è la parola e
il senso sacrale che la riempie, e l’Atman “il vero sé dell'essere umano”, l’io
che conosce la realtà e che al contempo la garantisce
oggettivandola.
Il rapporto tra braman e atman da cosa é garantito?!
In termini diversi risponde a questo quesito la dottrina buddista col concetto di nyaya, ovvero un indagine del conoscibile attraverso adeguati mezzi gnoseologici indipendenti dallo spirito religioso. Il nyaya, agisce in un sostrato eterno immutabile e increato (mimasa), ed è proprio questa eternità a garantire una relazione reale tra senso (mondo) e parola.
Il rapporto tra braman e atman da cosa é garantito?!
In termini diversi risponde a questo quesito la dottrina buddista col concetto di nyaya, ovvero un indagine del conoscibile attraverso adeguati mezzi gnoseologici indipendenti dallo spirito religioso. Il nyaya, agisce in un sostrato eterno immutabile e increato (mimasa), ed è proprio questa eternità a garantire una relazione reale tra senso (mondo) e parola.
Questo “in sé”, eterno e
conoscibile é anche alla base del Karman morale, il principio
secondo cui tutto ciò che fai di bene o di male torna all’individuo.
Tale legge è meccanica e necessaria, non ha bisogno di nessun Dio
che garantisca il suo funzionamento.
Il processo conoscitivo prevede
comunque un annullamento della propria esistenza, un non-essere qui
ed ora, tale processo, affermato da Siddharta come pratica religiosa
assume il nome di nirvana.
Sono a questo punto evidenti i punti di
contatto tra il pensiero greco e quello indiano: fondamentale è il
fatto che entrambe affermano l’esistenza di un mondo in sé,
conoscibile tramite determinati processi. Il pensiero greco basa il
suo intero sistema sul mondo, sulla phisys, la conoscenza di questi è
pero guidata dalla ragione, dal logos, che supera l' apparenza e
coglie l’essenza tramite una processo lineare (esemplare è la
logica razionalista aristotelica). Dal punto di vista indiano invece,
il mondo lo si conosce al netto dell’astrazione, tramite un’azione
morale che mette da parte l’esistenza e che quindi, squarciando il
maya, dà una visione lampante dell’in sé.
Schopenhauer attacca proprio l’idea del
mondo in sé: egli afferma che dietro l’illusione della volontà,
non troveremo la conoscenza, fuori dalla caverna non troveremo una
luce… dietro al velo di maya, non vi é nient’altro che il
nulla di cui la vita è costituita.
Fabio Cirillo
Fabio Cirillo
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