Ibn-Tofail o Abubekr nacque verso il 1100 a Wadi-Asch (Guadix) in Andalusia e fu celebre come medico, matematico, filosofo e poeta. Ministro e medico alla corte degli Almohadi vi attirò i più illustri sapienti del tempo e tra gli altri Averroé che fu incaricato dal re, dietro suo consiglio, di comporre un'analisi chiara e ragionata di Aristotele. Abubekr morì nel Marocco nel 1185.
Egli si è proposto lo stesso problema di Ibn-Badja, quello di ritrovare la via per cui l'uomo può giungere ad unirsi con l'intelletto universale. Ma la sua originalità consiste nell'aver imperniato su questo problema un vero e proprio romanzo filosofico intitolato "Il vivente, figlio del vigilante (Hajj ibn-Jaqzan).
Egli fa nascere il protagonista, senza padre né madre, in un'isola disabitata sotto l'equatore. Il bambino nasce dalla terra e una gazzella si incarica di nutrirlo con il suo latte. I diversi periodi della sua età sono segnati dai progressi successivi della sua conoscenza. Partendo dalle conoscenze sensibili, egli arriva gradualmente a rendersi conto dell'unità dei vari esseri e a concepire le forme intelligibili, di cui la prima è quella della specie.
Sollevatosi a concepire il mondo nella sua unità per mezzo dei concetti di forma e materia, Hajj giunge a riconoscere un Essere attivo che perpetua l'esistenza del mondo e lo mette in movimento. Il ritorno a questo Essere supremo diventa allora lo scopo della sua vita.
Egli cerca di staccarsi dai sensi e dall'immaginazione e di concentrarsi nel pensiero per potere identificarsi con esso.Nel grado più alto della contemplazione vede il riflesso di Dio nell'universo e la sfera celeste più prossima a lui. Infine nell'estasi, vede Dio che si emana nelle diverse sfere celesti e discende in una moltitudine di altri esseri umani, alcuni puri e beati, altri impuri e dannati.
Per dimostrare l'accordo tra la sua dottrina e le credenze della religione islamica, Ibn-Tofail immagina che il suo protagonista si incontri a cinquant'anni con un uomo che è stato allevato nella religione e che è giunto per quest'altra via alle sue stesse conclusioni. I due si uniscono ad una comunità religiosa, ma poi, riconoscendo l'impossibilità di comunicare a tutti la verità che è loro apparsa, si ritirano di nuovo nell'isolamento a vivere la loro vita contemplativa.
Il romanzo di Ibn-Tofail esprime l'atteggiamento che è comune a tutti i filosofi arabi: la filosofia conduce ad un risultato identico a quello della religione, ma per un'altra via, che è quella della ricerca personale e della dimostrazione.
Esso presuppone altresì le dottrine comuni nella filosofia araba intorno all'intelletto.
Il vero agente della conoscenza umana è l'intelletto universale, l'ultima emanazione dell'Essere supremo.
L'intelletto umano o potenziale è dominato e diretto da esso.
Fonte:Storia della filosofia di Abbagnano
1 commenti:
concepire il mondo in tutta la sua unità è uno dei concetti più affascinanti potenti e difficili...ma la gioia per il picco raggiunto è sempre forte
Un bacio mia fata..
Alessandro
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