Nel Menone Platone mette in scena uno schiavo, ignorante di geometria, il quale opportunamente interrogato da Socrate su un problema geometrico, riesce a rendersi conto dell'errore delle soluzioni che egli via via propone e a riconoscere alla fine la soluzione corretta.
Questo episodio è interpretato da Platone come una conferma del fatto che il sapere, presente nell'anima dello schiavo, ma dimenticato al momento della nascita, è stato da lui ricordato sotto lo stimolo delle domande poste da Socrate.
L'apprendimento non è altro, dunque, che un processo di reminiscenza (anamnesi).
La condizione di possibilità di questo processo è data dal fatto che la natura, ossia tutto ciò che è, è una totalità di parti legate tra loro da legami di affinità, come quelli che intercorrono i membri di una famiglia.
E' sufficiente ricordarsi di una sola di queste parti per poter risalire alle altre, individuando i legami che intercorrono fra esse.
Lo strumento per compiere queste operazioni è indicato da Platone nel ragionamento causale. Esso è capace di cogliere i rapporti stabili di dipendenza tra le varie parti del sapere e, dunque, tra le proposizioni dalle quali esso è costituito. Ma così facendo, tale ragionamento non fa altro che mettere in chiaro i legami sussistenti tra le cose stesse.
Nel Menone Platone fa consistere la scienza in questo modello di ragionamento, che mette in grado di distinguere tra vero e falso e di rispondere alla domanda:"perché?". Ora, poiché la causa è ciò che consente di rispondere a questa domanda, diversamente dall'opinione, che è fluttuante, cioè può essere vera o falsa e non sa rendere conto di ciò che afferma.
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